domenica 7 ottobre 2012

I giovani, la politica e il digitale





http://www.gabrielegranato.it/index.php/2012/07/31/non-e-un-paese-per-giovani-ma-puo-diventarlo/

I giovani, la politica e il digitale
Pubblicato il 31 luglio 2012 da gabriele

Oggi, la partecipazione giovanile o è digitale o non è.?

Il prossimo periodo – politicamente parlando – sarà molto caldo. In Sicilia è in corso la campagna elettorale regionale del prossimo 28 ottobre 2012. Ci saranno le elezioni anticipate? Sì, no, forse. Di certo ci sarà un nuovo Presidente della Repubblica. Una nuova legge elettorale?
Insomma tanti nodi da districare. Ma chi li scioglierà, o perlomeno tenterà di farlo? Probabilmente i soliti volti noti, vecchi, desunti, incapaci di instillare nelle nuove generazioni entusiasmo e voglia di fare.


Infatti sono anni oramai che numerosi studi mettono in luce un continuo e progressivo allontanamento dei giovani dalla politica e dalle forme di attività partecipata tradizionale. Tali percorsi di vita pare non abbiano più appeal sulle nuove generazioni “digital addicted”, quei ragazzi multitasking che studiano con la radio accesa, mentre aggiornano il loro profilo su Facebook e rispondono agli sms via Smartphone. I quali ovviamente non possono non comunicare, esprimersi e partecipare in maniera radicalmente diversa sia dai loro genitori che dai fratelli maggiori, quei 30/40enni che continuiamo ostinatamente a chiamare giovani.

Senza entrare in discorsi troppo complicati, ma analizzando semplicemente i fatti, è evidente che oggi gli ideali non bastano più per radunare un milione di persone in piazza o creare movimenti giovanili partecipativi in grado di essere realmente degni di nota (qualsiasi sia il loro colore politico). Disincanto, disillusione, nuovi meccanismi di interazione sociale lo impediscono. Emerge d’altra parte un nuovo modello associativo e di partecipazione, basato sulla creazione di gruppi informali (spesso nati e alimentati online) attorno a un progetto, piuttosto che ad appartenenze ideologiche, in cui si vuol essere gli attori principali sulla scena, senza leader.Questo avviene soprattutto grazie ad innovativi modi di espressione e partecipazione, nuove tecnologie, nuove esperienze di comunicazione che si dimostrano i veri ed unici strumenti utili per allargare la platea dei possibili “nuovi attivisti”.
Uno dei presupposti della democrazia digitale (che piaccia o meno è la realtà che abbiamo oggi tra le mani) è una cittadinanza informata, critica, capace di formare ed esprimere opinioni consapevoli; e i giovani in questo contensto – forti di un aumentato livello diistruzione, nonché esposti sin dalle prime fasi della socializzazione politica a un massiccio flusso di informazioni – vanno coinvolti tenendo conto di queste peculiari specificità. La rete deve essere vista come un nuovo ambiente di interazione sociale e di mobilitazione politica. I giovani digitali rappresentano il principale motore dell’innovazione e la loro partecipazione è essenziale se si vogliono costruire società più democratiche, più solidali e più prospere. 
Cosa c’e’ da imparare dalla  
campagne elettorali digitali americane?

La corsa parallela delle Presidenziali americane e della forza con cui il digitale, da più parti, è entrato nella politica italiana sta accendendo i riflettori su come la Rete venga usata dai partiti e dai movimenti italiani e su come questi possano avvalersi di tecniche e strumenti adottati da Democratici e Repubblicani al di là dell’Atlantico.

In realtà i sistemi sono comparabili solo in misura limitata a seguito della “pubblicità” del voto che negli Stati Uniti si traduce addirittura in una registrazione elettorale mentre in Italia è ancora oggetto di reticenze e dubbi.

Detto questo, la campagna presidenziale sta dimostrando un salto qualitativo molto forte rispetto a quella del 2008 nonostante quest’ultima avesse portato alla ribalta il ruolo del digitale per portare al voto giovani e comunità etniche (grande fattore differenziante di Obama), per raccogliere fondi, per organizzare l’attività sul territorio.

Nel 2012 stiamo assistendo sempre più a:

- un ruolo ancora rilevante di e-mail marketing e pubblicità sui motori di ricerca che però si associa a un uso significativo delle tecnologie di microtargeting basate su strumenti quali le applicazioni OpenSocial (es. Facebook Connect) e le funzionalità comportamentali dell’advertising online;

- un progressivo crescere dell’attenzione dalla produzione di contenuti sui social media e all’uso di pratiche di ascolto e di “seeding” sia da parte degli staff sia da parte degli attivisti. A questo proposito, il sito di Barack Obama e’ soprattutto un insieme di tecnologie abilitanti perché i simpatizzanti possano creare il proprio blog o diffondere i “meme” elettorali, iniziando così a fare campagna elettorale, dal basso, sulla Rete.

Di fronte a questa progressiva raffinatezza nell’uso dei media digitali da parte della politica, rimane da valutare la reazione da parte degli elettori: secondo una recente statistica infatti, il 64% di questi ultimi negli Stati Uniti hanno dichiarato di essere pronti a non votare il partito e il candidato se questi usano modalità aggressive di profilazione e microtargeting.

Buono a sapersi, per le prossime tornate elettorali anche in Italia.



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